“Repetition is the mother of all skill” dice il coach Antony Robbins, ma è davvero così? Come si allena il talento?
Con la disciplina reiterata, all’incirca per 10.000 ore.
Sulle 10.000 ore molti hanno detto la loro, alcuni manifestando le proprie perplessità. In realtà, è evidente che l’allenamento ripetuto, dell’avvocato come del pizzaiolo o dello scrittore, deve essere svolto con metodo.
Fondamentale che:
- Si abbiano dei maestri
- Si frequenti la propria tribù
- Si abbia capacità di autoregolazione e apertura mentale
Avere dei maestri è importante, non solo per l’ovvio motivo che possiamo imparare dalla loro esperienza (sempre con senso critico, comunque): essi in genere, se accettano di averci come allievi, sono anche motivati a pungolarci quando ci adagiamo, a mettere in evidenza i nostri errori quando non li rileviamo, a intuire i nostri margini di crescita prima che noi stessi li vediamo.
Frequentare la propria tribù significa coltivare il piacere di relazionarsi con persone che hanno la nostra stessa vocazione; dal confronto, competitivo, cooperativo, amicale o da semplici conoscenti, avremo spunti di miglioramento e, soprattutto, potremo avvertire l’impagabile sensazione di sentirci tra simili.
L’autoregolazione permette di darci delle regole e rispettarle con continuità controllando le emozioni; l’apertura mentale è la facoltà di cambiare idea, quindi anche riconoscere quando sbagliamo o quando un comportamento, diverso dal nostro abituale, è più utile al nostro obiettivo.
10.000 ore di allenamento svolte seguendo queste “modalità operative” diventano garanzia di miglioramento continuo, perché effettivamente la ripetizione è la madre di tutte le forme di competenza, l’unico modo per trasformare potenzialità in poteri concreti e questi in eccellenza.