MESSAGGI SUBLIMINALI E BENESSERE

Tutto quello che è presente nel contesto in cui viviamo e che percepiamo con uno o più dei nostri sensi ci influenza, molto spesso in una maniera di cui non siamo consci, finché non ne acquisiamo la consapevolezza…

John Bargh è uno psicologo sociale di Yale che ha speso molte delle sue energie nello studio di come messaggi subliminali ci influenzano in maniera sorprendente: in uno dei suoi esperimenti più noti a un gruppo di studenti veniva chiesto di tenere in mano una tazza di caffè per qualche momento mentre un professore sistemava delle scartoffie, a metà degli studenti veniva data una tazza di caffé bollente, all’altra metà freddo; quindi a tutti veniva chiesto di esprimere un giudizio sintetico su un’ipotetica persona: la maggior parte degli studenti che avevano afferrato la tazza bollente fecero una valutazione benevola, descrivendola come gentile e accogliente; quelli che avevano afferrato la tazza fredda la descrissero ambigua e… già! fredda. Esistono dozzine di altri esperimenti fatti dallo stesso Bargh e altri autorevoli ricercatori nel campo della psicologia sociale, che dimostrano in modo inoppugnabile come stimoli sensoriali di ogni tipo lavorano sul nostro subconcio orientando valutazioni, stati d’animo e comportamenti.

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The Dream, Picasso

Le implicazioni sono enormi: noi abbiamo la possibilità di diventare “trigger detectives”, dove il termine inglese trigger sta a indicare gli stimoli grilletto che ci influenzano, positivamente o negativamente.

Un magnete su un frigo può essere uno splendido ricordo energizzante, mettendo di buon umore, ma può diventare anche demotivante se rimanda a una vacanza con una persona con la quale poi la relazione si è conclusa male, più che lo stimolo in sé spesso è il suo significato  rispetto alla nostra vita a caricarlo di una tonalità buona o cattiva per il nostro stato d’animo, così, ascoltare canzoni clamorosamente deprimenti quando si sta male può essere un modo per provare un piacevole senso di comprensione rispetto alla propria condizione, ma può depotenziarci se stiamo affrontando una sfida per cui un pezzo più spensierato è più opportuno.

Che fare quindi in un’ottica di self-coaching? Come si diventa “trigger detective” per incrementare il proprio benessere?

  1. Il primo passo è ascoltarsi: quali oggetti, ambienti, quadri, suoni, canzoni, parole, odori, gusti, persone ti sembra che influenzino in modo significativo il tuo tono dell’umore e tuoi atteggiamenti verso te stesso, gli altri, i tuoi obiettivi?
  2. Lo migliorano o lo peggiorano?
  3. In che modo puoi rimuovere o gestire meglio i “bad triggers”?
  4. In che modo puoi incrementare l’impatto positivo dei “good triggers”?
  5. In che modo puoi rendere i tuoi ambienti più ricchi di stimolazioni sensoriali potenzianti?

Nella cameretta della mia vecchia casa ho un poster di Agassi: non ho mai giocato a tennis né penso di iniziare a breve, ma ho letto Open, la splendida autobiografia di questo campione e la sua immagine serviva a ricordarmi ogni mattina quanto sudore, sforzo, errori, perseveranza, audacia, motivazione, gestione della paura, fiducia servono per raggiungere traguardi importanti.

La vostra casa è popolata da oggetti che associate a ricordi o significati positivi? Se è stracolma di oggetti questo vi piace e da un senso di abbondanza o vi infastidisce dandovi un senso di oppressione, soffocamento?

Quale potrebbe essere una frase in grado di mettervi di buon umore, da leggere la mattina sulla vostra sveglia? Quali colori vi rendono più allegri? La password del vostro account di posta elettronica è composta da parole che vi piacciono o neutre, o peggio?

La somma della miriade di stimolazioni a cui ogni giorno siamo esposti esercita dunque una forte influenza, a noi sta scegliere  se accettarla passivamente o meno.

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