Sulle mie bacheche social leggo del biasimo e della perplessità nei confronti di tutti quei fuorisede che da Milano hanno deciso repentinamente di tornare presso le famiglie di origine, sovraffollando i treni, quando si è sparsa la voce che la Lombardia sarebbe stata “chiusa”, per contenere la diffusione del coronavirus.
Si sottolinea l’irrazionalità della scelta di queste persone, colpevoli di diffondere il virus prima tra di loro in treni stracolmi e poi nel resto delle regioni dove sono di ritorno.
E certamente, a scanso di equivoci, anche per me quella della fuga da Milano è una scelta irrazionale, deprecabile.
Ma non imprevedibile, perché non priva di una sua logica interna. Una logica sulla quale la psicologia evoluzionista secondo me può fare luce e sulla quale la politica dovrebbe riflettere.
La parte del nostro cervello che è sede della razionalità, la neocorteccia, è solo l’ultima in ordine cronologico ad essersi sviluppata nel corso di milioni di anni.
La prima fu il “cervello rettiliano”, che condividiamo con i rettili appunto, e che ancora oggi è il centro della motivazione (tra le altre) alla sopravvivenza.
La seconda è stata il “cervello limbico”, che condividiamo con gli altri mammiferi, e che ancora oggi è il centro della motivazione (tra le altre) a cercare accudimento.
Quando abbiamo paura, l’istinto di sopravvivenza radicato nel cervello rettiliano ci fa immediatamente iniziare (dove possibile) un movimento di fuga dalla minaccia. Questo scappare dalla minaccia, lo vediamo nei bambini, è spesso contemporaneamente un correre verso chi può dare protezione, accudimento, come iscritto nel nostro cervello limbico.
Io penso che nella testa di tanti meridionali che vivono a Milano, in solitudine o comunque spesso lontani dai cari più stretti, sia scattata quindi una grande paura ancestrale di essere in pericolo di vita (“se la regione viene chiusa, vuol dire che la situazione è gravissima”) unita al bisogno di cercare conforto nella famiglia di origine, tornando al sud.
Un simile livello di attivazione di cervello rettiliano e limbico difficilmente può essere bilanciato da un calcolo razionale della neocorteccia, che si è sviluppata milioni di anni dopo le prime parti del cervello e deve essere allenata tantissimo per bilanciarli.
Soprattutto, è difficile pensare che tanta gente totalmente priva di nozioni di psicologia possa innanzitutto rendersi conto di queste sue dinamiche interne, e ammesso che ne abbia una qualche consapevolezza sappia bilanciarle con la razionalità.
Eppure non ci vorrebbe molto, se la psicologia iniziasse ad essere considerata una materia fondamentale in tutte le scuole superiori, e una variabile di cui tener conto nelle scelte politiche, come quella di far trapelare la notizia di cui sopra a cuor leggero.
Quindi, questo episodio secondo me può insegnarci due cose.
La prima è che in Italia le persone non hanno conoscenze psicologiche di base e la seconda è che ciò rappresenta un costo carissimo per il bene comune, sarebbe il caso che i politici se ne rendessero conto, tanto nelle loro scelte immediate quanto nella progettazione di un’istruzione che metta tutti nelle condizioni di capire almeno i fondamentali del loro funzionamento mentale.