
Le persone più felici riconoscono i loro punti di forza e di debolezza: ottengono dalla vita ciò che vogliono, perché è quello che sanno di poter ottenere.
Aspettative eccessive, non in linea con il proprio potenziale, difficilmente portano a risultati soddisfacenti, quindi generano frustrazione, delusione. Come se non bastasse, dicono le ricerche che il raggiungimento di obiettivi molto ambiziosi ha comunque un impatto sul benessere soltanto di breve periodo, poi si dissolve e quello che era un punto di arrivo diventa un punto di partenza per nuove mete.
Questo non significa che è meglio “essere realisti” (qualsiasi cosa voglia dire) o volare basso, bensì convincersi che è il percorso in sé a rendere bella un’esperienza, e che esso è gradevole quando consente di esprimere il proprio potenziale, in un’attività praticabile nel contesto storico, culturale, economico in cui si vive.
Ad esempio: Steve Jobs era un grande programmatore, dotato di creatività e apprezzamento della bellezza, qualità che gli hanno consentito di pensare e produrre prodotti informatici potenti, esteticamente notevoli, intuitivi da usare, ma senza un contesto adeguato a recepire quel messaggio (la crescita esponenziale del settore IT, la domanda da parte del pubblico di qualcosa di diverso dall’offerta IBM) non sarebbe diventato il santone che sappiamo. E se non avesse amato il suo lavoro come avrebbe potuto sopportare tutte le difficoltà che la sua biografia ha documentato?
Un altro esempio: lavorare in un’azienda con l’intenzione di scalarne le posizioni per una mera questione di soldi e potere non è sensato, lo diventa se le mansioni che si svolgono nel tempo sono (almeno in buona parte) consonanti con le proprie capacità, se si condividono i valori, le regole formali e informali, le pratiche del proprio posto di lavoro. Altrimenti, ci si condanna ad anni di frustrazioni (col rischio enorme e documentato di conseguenze psicofisiche gravi) per un esito oltretutto incerto.
Anche i percorsi lavorativi (e di qualsiasi altro tipo) gratificanti saranno impegnativi e faticosi, ma si tratterà di sforzi assorbiti dalla passione di fare qualcosa che appaga le nostre potenzialità personali. Se sapremo sceglierli bene, il peso delle aspettative sarà ridimensionato perché il risultato finale avrà meno importanza: che le cose si concludano bene, discretamente o male, comunque si sarà trattato di un’avventura stimolante e bella.
Da evitare perciò 2 grandi errori in fatto di obiettivi:
- sceglierli troppo ambiziosi rispetto a quanto si può fare con il proprio potenziale, nel contesto
- sceglierli senza considerare se il viaggio verso la mèta sarà piacevole (in relazione alle proprie capacità peculiari) o meno.
E riflettere su tutto questo è un bell’esercizio di pensiero che un Coach non può che suggerirvi.
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